Il Krav Maga non ha regole, perché in strada non ci sono regole.
Se aggrediti occorre effettuare una rapida valutazione della minaccia per scegliere il modo più efficace per difendersi, ma se è la nostra vita o quella di un congiunto a essere a rischio, è necessario difendersi con le unghie e con i denti.
Questo si traduce in una risposta all'aggressione congrua al mettere in sicurezza la propria o l'altrui persona.
Troppo spesso si sente parlare di "difesa proporzionata all'offesa" al fine di evitare problematiche di natura legale in un Paese in cui spesso, purtroppo, chi si difende è perseguito.
Per questo molto (ma non tutto) del Krav Maga insegnato in Italia è "diluito" o ammorbidito.
Ma questo è vero fino a un certo punto.
Se è una questione di vita o di morte è di gran lunga preferibile incorrere in un processo anziché in un funerale.
Il fattore economico non è importante quanto la vita stessa e anche nella peggiore delle ipotesi non dimentichiamo che dal carcere si può tornare a riabbracciare i propri cari, dalla morte no.
Naturalmente, il praticante esperto è in grado di mettere fuori combattimento l'avversario senza provocare alcuna lesione o danno permanente, anche per questo le varie scuole sollecitano l'individuo all'eccellenza, al fine che l'aggressore oltre al danno subisca anche la beffa di non poter reclamare alcun tipo di ragione in sede di accertamenti da parte della legge.
Negli sport prima che con i pugni si combatte sempre con la testa e questo vale anche per il Krav Maga, che sport non è.
Tuttavia, se la situazione si rivela estrema, scegliete sempre prima la vita.