domenica 3 maggio 2020

Quando il Krav Maga funziona?








...e quanto in più funziona rispetto ad altre discipline?
Domanda spinosa. Partiamo col dire che non esiste una disciplina più valida di un altra poiché il 90% del lavoro lo fa il praticante.
Ma se parliamo di Krav Maga nello specifico, esso funziona nel momento stesso in cui, senza girarci troppo attorno, nell'individuo aggredito per strada si concretizza un fattore fondamentale: la voglia di sopravvivere.
A questo va aggiunto un fattore che invece deve essere intrinseco nel sistema stesso di Krav Maga che egli ha appreso, ossia la semplicità di applicazione.
È inutile apprendere tecniche complesse e coreografiche incapaci di adattarsi alla circostanza, all'ambiente e soprattutto all'individuo. Io devo essere SEMPRE in grado di poter usare una tecnica anche qualora abbia smesso di allenarla per dedicarmi magari ad altro, oppure anche quando l'avanzare dell'età mi impedirà di avere la prestanza, la forza e la prontezza di un 30enne. Anzi a dire il vero la forza nella difesa personale DEVE essere inutile. Non conta quanto forte colpisci, conta DOVE colpisci. Il Krav Maga deve mettere nelle condizioni di potersi difendere efficacemente da un aggressore più forte anche una ragazzina vittima di un tentativo di violenza sessuale o un soggetto diversamente abile. Perché l'autodifesa è un diritto inalienabile di tutti e non solo dei campioni da ring.
Chi insegna tecniche basate sul gioco di forza contro forza, o che divengono inapplicabili nel momento stesso in cui una tecnica smette di essere allenata, non sta insegnando Krav Maga, ma un accozzaglia (magari pure funzionale per chi si allena, poiché come detto è il praticante a fare la differenza) di tecniche pescate da terze arti.
Il Krav Maga deve essere semplice, di facile applicazione, se non lo è non è Krav ma altro, spacciato per tale per salassare il portafoglio di chi in materia non è ferrato.
Infine, come detto, la voglia di sopravvivere dell'individuo. Per quanto potente una tecnica non riuscirà mai se nel momento del pericolo vi peritate nell'aggressività. L'istinto di sopravvivenza, in un contesto di aggressione, è il vostro più grande alleato. Colpite, ma fatelo con decisione, colpite duro per crearvi lo spazio utile alla fuga dalla situazione di pericolo. Colpite per riabbracciare i vostri cari che vi aspettano a casa. 
Ricordatevi che la tecnica che fa miracoli non esiste, il miracolo dovete crearvelo da voi con un'irrefrenabile e smaniosa voglia di sopravvivere. A quel punto riuscirete a mettere fuori gioco un aggressore persino armati di un cuscino. Ma la voglia di uscire vivi da un contesto di pericolo deve partire da voi, non dalla tecnica.