giovedì 10 novembre 2022

Combat 56: difesa personale militare dalla Polonia

Sviluppato dal maggiore polacco Arkadiusz Kups,  il Combat 56 System era un insieme di tecniche destinate ad eliminare l'avversario, ma in questa forma non era molto universale e non assorbito in altre strutture. 






Era percepito come una raccolta delle tecniche più brutali e assassine utili solo nelle ostilità. Lo sviluppo del sistema si è concentrato sullo sviluppo di tecniche di autodifesa sicure e semplici utilizzate in diversi modelli di movimento in varie situazioni di minaccia.

Presupposti e obiettivi

L'obiettivo prioritario del Sistema è la semplicità e l'efficienza

È innovativo per il suo approccio razionale alla psicologia di sopravvivenza  e per il piccolo numero di schemi di movimento che consentono un rapido processo di apprendimento.








Semplici prese operanti su bulbi oculari, arterie carotidi, trachea o genitali permettono a tutti di uscire da una situazione minacciosa.


In'aggiunta prese a leva articolare consentono un'immobilizzazione semplice ed efficace.

La perfezione del sistema si basa sull'abituale padronanza di 2-3 tecniche, che garantisce efficacia nelle varie varianti dell'attacco dell'avversarioIl sistema non si basa su lanci, atteggiamenti complicati o evoluzioni spettacolari.

Le prime pubblicazioni sul Sistema sono apparse sulla stampa professionale all'inizio degli anni '90 e i primi corsi di formazione aperti sono stati effettuati nel 1997.



Fonte: cliccare QUI

mercoledì 14 settembre 2022

Allenamento costante

 





Un principio base della difesa personale è che chiunque, indipendentemente da sesso, corporatura, età, stazza o condizioni fisiche, deve essere in grado di poter difendere la propria incolumità qualora questa venisse minacciata da individui anche più forti.
Mettiamo per ipotesi che a causa di un incidente o altre problematiche di salute vi siate infortunati o siate in qualche modo costretti all'uso di stampelle o di una carrozzina.
Più volte in articoli precedenti si è detto quanto gli aggressori siano vigliacchi e tendano a scegliere come "preda" la persona sulla quale credono di poter avere la meglio.
Dall'invalido alla gracile ragazzina che torna a casa da scuola fino ad anziani o soggetti che trasmettono poca sicurezza in loro stessi.
Che fate? Non vi difendete perché non siete al pari dell'aggressore?
Chiunque deve poter avere la possibilità di preservare la propria incolumità, ecco perché i colpi del Krav Maga agiscono su quelle aree del corpo generalmente vulnerabili, delicate e sensibili che, se colpite, possono dare il tempo all'aggredito di mettersi in salvo o cercare aiuto.
Ma non basta sapere quali sono questi punti da colpire, occorre anche allenarsi a colpirli.
Che siate in buona forma fisica o meno, l'allenamento costante è alla base della salute e di una difesa personale più efficace.









Allenarsi nel colpire incrementa la forza dei colpi, la precisione, aiuta la mobilità, la muscolatura e i tempi di reazione.
Una buona difesa è SEMPRE figlia di un buon allenamento.
A prescindere dalla condizione fisica, non scoraggiatevi e allenatevi ogni volta che ne avete la possibilità. 

lunedì 12 settembre 2022

Krav Maga

 




Il Krav Maga è la quintessenza della difesa personale. 
Pochi ma efficaci e semplici colpi portati alle zone vulnerabili del corpo finalizzati a invalidare un aggressore il tempo necessario per mettersi in salvo. 
A questo si aggiungono semplici movimenti meccanici per liberarsi da strette o prese e non in ultimo l'aspetto psicologico della prevenzione e della cautela in contesti urbani comuni.



domenica 11 settembre 2022

Cobra Kai: un messaggio di difesa personale



Riporto di seguito un breve estratto da un articolo di uno degli istruttori più preparati del nostro paese che trovate nella sua interezza al link allegato in coda al post: 


Ti rivelo un segreto:  John Kreese aveva ragione.

 

No, non sono impazzito, né mi sogno di dire che fosse un modello positivo.

John Kreese è davvero un pessimo maestro.

Eppure ad un certo punto dice una grande verità.

Nella sua scuola insegna la via del pugno:

Colpire per primo, colpire più forte, senza pietà!

 

Nella difesa personale la via del pugno dev’essere una specie di comandamento, e non vuole assolutamente dire che dobbiamo aggredire per primi o diventare degli attaccabrighe.

Dobbiamo pensare però che, purtroppo, quando si tratta di mettersi in salvo, di difendere la propria incolumità o quella dei propri cari, non esiste alcun ruolo educativo.

  • Colpire per primo vuol dire contrattaccare, e farlo con tutta la decisione e la forza di cui siamo capaci.

 

Pensare di colpire per far cambiare idea all’aggressore è una pessima idea, e il più delle volte serve solo a renderlo ancora più aggressivo.

 

Quando ci si difende bisogna mettere fuori uso l’avversario con decisione, quantomeno per trovare la via di fuga o mettersi al sicuro, perché non possiamo conoscere le reali intenzioni di chi ci sta attaccando.

Se avesse un coltello? Se i suoi compari fossero dietro l’angolo?

 

Ecco perché occorre “colpire per primo”, nel senso non di iniziare il combattimento ma di andare a segno per primi possibilmente con un contrattacco.

Infatti anche un solo colpo dell’aggressore potrebbe per noi rivelarsi fatale, specialmente se armato.

 

Bisogna “colpire più forte” nel senso di colpire con il massimo del nostro potenziale, dato che un colpo inconsistente è totalmente inutile.

 

Colpire “senza pietà” significa che non ci si può difendere cercando di portare tecniche a mezza via con l’intento di far cambiare idea all’aggressore.

 

Questo non significa necessariamente colpire per uccidere, bensì portare una tecnica proporzionata alla violenza di chi ci ha attaccato, con determinazione e senza esitare.

Se non puoi scappare questo è l’unico modo per metterlo fuori uso e avere così il tempo di cercare strade alternative al combattimento.

Questo vuol dire per esempio che, se vengo aggredito nelle vicinanze di un bar, mi può bastare far cadere l’avversario o colpirlo con abbastanza efficacia da darmi il tempo di fare una breve corsa e cercare riparo all’interno del bar e chiedere l’aiuto di altre persone.

 

Chiaramente ogni situazione va valutata in base alla sua gravità.

Esistono aggressioni più blande e altre potenzialmente letali.

 

  • La proporzionalità è fondamentale nell’autodifesa.

 

Non potete cavare gli occhi a uno solo perché vi afferrato per un braccio in un locale pubblico.

In generale l’uso dell’intelligenza per evitare lo scontro è sempre la scelta migliore.
Sun Tzu, autore de “L’Arte della guerra” e raffinatissimo tattico, diceva:

“Ottenere cento vittorie su cento battaglie non è il massimo dell’abilità: vincere il nemico senza bisogno di combattere, quello è il trionfo massimo.”

Se però non esiste nessuna via alternativa e siete aggrediti è meglio seguire la legge del pugno, perché la nostra incolumità (e quella delle persone a noi care) è l’obiettivo finale: per questo un mio amico istruttore diceva ai suoi allievi “meglio un brutto processo che un bel funerale”.

Questa frase racchiude molto di quanto ho detto, soprattutto riguardo alla proporzionalità: Se qualcuno vi attacca per uccidervi, la vostra reazione per difendervi dovrà essere adeguata ed efficace.

Forse non eviterete un processo, ma almeno sarete vivi. Allo stesso modo però, se il pericolo non è così grande, è sempre meglio evitare il brutto processo.

  • Proporzionalità e intelligenza sono elementi fondamentali di un corretto uso della forza.



Link all'articolo completo CLICCANDO QUI

domenica 17 gennaio 2021

Krav Maga = diffidenza






Krav Maga = diffidenza. 

Mai fidarsi di nessuno, in strada chiunque può essere una potenziale minaccia.
Quando camminate per strada prestate attenzione a ogni rumore che avvertite, in special modo a eventuali passi di corsa alle vostre spalle.
Quando incrociate qualcuno, non perdete mai di vista le sue mani. Se le porta alle tasche state in guardia, pronti a colpire e fuggire.
Quando qualcuno vi ferma per chiedervi l'ora, rispondete restando in guardia e possibilmente evitando di tirare fuori il telefono.
Quando andate al ristorante, dal barbiere, al pub, non date mai le spalle alla porta. Diversi video di telecamere di sorveglianza presenti in rete mostrano la pericolosità di aggressioni perpetrate da qualcuno entrato nel locale a cui la vittima non ha prestato attenzione.
Evitate di combattere per un portafoglio, un orologio, un cellulare, una borsa e persino l'auto, la vostra vita è più importante di un oggetto sostituibile e di cui potete sporgere denuncia di furto mezz'ora dopo.
D'altro canto, se siete aggrediti, combattete come leoni per far sì che chi è con voi si metta in salvo e in seguito, o se siete soli, mettetevi in salvo nel primo varco di tempo che riuscite a conquistarvi tramortendo l'aggressore.
Se è armato, dategli ciò che vuole.
Se è armato e vuole la vostra vita, tenetegli bloccata e lontana da voi la mano armata, colpite e fuggite.
Non combattete mai al suolo, una situazione di vantaggio può trasformarsi in grande svantaggio se dovessero sopraggiungere dei complici.
Non restate a combattere più del dovuto, ma quanto basta a crearvi la via di fuga.
Evitate i colpi che causano danni permanenti, pensate alla vostra posizione legale.
D'altro canto se la vostra vita è in pericolo, colpite forte e senza pietà, perché è meglio finire a processo che lasciare orfani i vostri figli. 
Oltre ai colpi alle zone vulnerabili del corpo, adottate qualunque oggetto utile alla vostra portata per difendervi. 
Meditate, così da riuscire a controllare voi stessi ed evitare di utilizzare il Krav Maga per ragioni non necessarie e finire con il compromettere voi stessi e la vostra carriera.
Il "combattimento" verbale deve SEMPRE essere la prima scelta, laddove con tale termine si intende il cercare di calmare le acque, non il fomentare la rabbia.
Quando camminate per strada fatelo mostrando sicurezza in voi stessi e cercando di emanare pericolo, senza tuttavia essere provocatori o peggiorerebbe la situazione. L'aggressore è un VIGLIACCO e un CODARDO che punta alla vittima debole o che gli trasmette la certezza di poter avere la meglio. Fatevi temere con l'andatura, con l'espressione, con l'aura, e non sarete mai aggrediti.
Smettete di miagolare, ruggite! 

Krav Maga: aspetti essenziali

Krav Maga, ossia "combattimento a corto raggio", è un sistema di difesa personale sviluppato originariamente per le forze speciali israeliane. 

Esso si focalizza su un solo obiettivo: neutralizzare l'avversario con ogni mezzo.
Non esistono colpi vietati, non esiste arbitraggio, non esiste etica. Questo perché esso pone la sua redenzione primaria sulla difesa da aggressioni in strada e non su una competizione a punti.
Per strada non ci sono colpi che possano essere considerati proibiti laddove in gioco c'è la vita dell'individuo stesso.
I movimenti sono ridotti al minimo e gli attacchi mirati al punto da colpire.
Per queste ragioni il Krav Maga non può essere considerato arte marziale e tantomeno può possedere una forma sportiva.
Attacchi mirati a colpire, ad esempio, occhi o genitali sono la norma in questo sistema di autodifesa.
Il Krav Maga rende inoltre il praticante consapevole dei propri mezzi difensivi e pertanto rafforza l'autostima e la sicurezza in sé stessi.
Esso non si basa su tecniche complicate, coreografiche o che richiedono una particolare preparazione atletica, ragione per cui è considerata una disciplina adatta a tutti indipendentemente da età, sesso, peso, prestanza fisica o eventuali impedimenti motori, grazie alla peculiarità di sistema "aperto" che consente alle tecniche di adattarsi all'individuo e al contesto. 







Neutralizzare l'avversario nel minor tempo possibile è l'unica finalità, anche qualora questi sia più forte e prestante di noi, risultato che si consegue mediante attacchi mirati alle cosiddette "zone vulnerabili" del corpo. Questo perché il Krav Maga deve poter mettere nella condizione di potersi difendere anche una ragazza esile di 40 kg da un possibile tentativo di aggressione o stupro perpetrato da un uomo più massiccio. 
È bene tuttavia ricordare due elementi importanti:

1) per "neutralizzare" non si intende rimanere in strada a fare gli street fighter, ma colpire duro e tramortire quanto basta a crearsi una finestra di tempo necessaria alla fuga e dunque a mettersi in salvo. 







2) il saper differenziare le tecniche e gli attacchi da utilizzare sulla base della reale pericolosità del contesto, anche al fine di essere maggiormente tutelati da un punto di vista legale. 






Il che vuol dire che in caso di lite da bar sfociata (purtroppo, sarebbe opportuno evitare tale evoluzione degli eventi) in contatto fisico è preferibile usare X tecnica anziché Y al fine di essere comunque nel giusto, mentre in caso di tentativo di violenza sessuale piuttosto che accoltellamento o simili X tecnica potrebbe non essere sufficiente a salvaguardarsi, pertanto l'utilizzo di tecnica Y è maggiormente giustificato.

La prevenzione è altro fattore determinante, poiché riuscire a evitare, come già accennato, l'evolversi di simili situazioni o rendersi conto di un'aggressione anche soltanto mezzo secondo prima può essere cruciale.
Tale facoltà si acquisisce col tempo e con la pratica costante nel tenere perennemente allertati i sensi, dote che nel tempo diviene parte integrante del modo di vivere del Kravers.

Il Krav Maga non è arte marziale, non è sport, non è street fighting, ma come viene spesso definito esso è "l'arte di restare in vita".
Il Krav Maga è sopravvivenza. 

domenica 24 maggio 2020

Krav Maga: consigli utili






La "distanza di sicurezza" è un elemento importante nel Krav Maga, tanto in tempi di Covid quanto in tempi normali.
Riuscire a mantenere la distanza è alla base di una buona difesa personale.





Cerca sempre di mantenere una distanza adeguata alla tua salvaguardia, ma tieniti pronto a combattere a corto raggio se tale distanza non è mantenuta.

L'artiglio dell'aquila del Nord





lo stile dell’artiglio dell’Aquila, o più semplicemente lo stile dell’Aquila, è uno stile tradizionale imitativo i cui movimenti e le cui posizioni sono caratteristici di un animale, in questo caso l’aquila. E’ una mistura degli stili della famiglia Yue e del Fanzi Quan, e per questo è anche chiamato Yingzhao Fanzi Quan, stile delle movenze veloci dell’artiglio dell’aquila. E’ stato così chiamato per via della posizione che assumono le mani durante l’esecuzione, che ricordano gli artigli di un’aquila. Le forme tradizionali dello stile dell’Aquila si dice siano state codificate durante la reggenza del generale Yue Fei della dinastia Song. Un monaco della dinastia Ming chiamato Li Quan approfondì i concetti essenziali dello stile della famiglia Yue combinandoli con il Fanzi Quan e con la boxe dell’Artiglio dell’aquila dando vita allo stile delle Movenze veloci dell’artiglio dell’aquila. Li Quan insegnò lo stile al monaco Fa Cheng che successivamente lo tramandò a Liu Shijun della contea di Xiongxian nella provincia dell’Hebei. Liu Shijun era nato in una famiglia povera e viveva vendendo tabacco ma la sua passione erano le arti marziali. Un giorno, terminata la vendita del tabacco, si recò in una piccola locanda. Mentre praticava arti marziali da solo, il monaco Fa Cheng che casualmente si trovava nella stessa locanda, si svegliò sentendo i rumori; dopo che ebbe terminato i propri esercizi, il monaco disse a Liu Shijun che le sue esecuzioni erano buone per il mantenimento della salute, ma non per combattere i nemici. Liu si annoiava per le considerazioni del monaco e gli chiese di combattere con lui, e i due combatterono. Entusiasta di vincere, Liu scagliò tre attacchi in successione che vennero tutti facilmente evitati dal monaco; quando lanciò il quarto attacco, il monaco usò una tecnica dell’Artiglio dell’aquila per afferrare il suo polso. Nonostante tutti i tentativi, Liu non riusciva a liberarsi dalla presa del monaco. Fa Cheng allora toccò un punto sulla schiena di Liu e Liu sentì un intorpidimento crescente lungo tutto il corpo e cadde a terra. Realizzato che il monaco era un eccellente combattente, Liu pregò il monaco di insegnargli la tecnica. Egli seguì così il monaco e apprese la tecnica dell’Artiglio dell’aquila ed i suoi segreti. Tre anni dopo Liu lasciò il proprio maestro per lavorare da solo e spese il resti della propria vita studiando l’arte del combattimento e insegnando ai discepoli. Liu Shijun prestò servizio come istruttore di arti marziali presso il quartier generale delle guardie imperiali a Pechino durante la dinastia Qing e insegnò lo stile dell’Aquila a Liu Dekuan, Ji San, Ji Si e al nipote Liu Chengyou. Questi lo tramandò al nipote di sua sorella Chen Zizheng che andò ad insegnarlo nel nordest della Cina, a Shanghai e Guangzhou. La caratteristica della boxe dell’Aquila sono i movimenti semplici ma potenti: quando si muove il praticante attacca inesorabile, mentre quando sta fermo scruta come un’aquila che attende l’attimo per avventarsi sulla preda.
Oltre alle artigliate, famosa tecnica di questo stile, vi sono le leve ai punti vitali di pressione e come una delle tecniche fondamentali le tecniche dei palmi taglienti.

La particolarità di quest'ultima tecnica sta nell'efficacia, visto che i movimenti delle mani utilizzando questi attacchi sono più difficili da intercettare.

La mano agisce come una lama, creando un effetto a mulinello che sferza implacabilmente l'avversario. Questo stile prevede uno speciale tipo di allenamento che si chiama "palmo di cotone".

Questo tipo di allenamento ha lo scopo di rendere queste tecniche micidiali, infierendo all'avversario danni agli organi interni, muscoli e vene, mantenendo allo stesso tempo mani e dita soffici come il cotone, ed impedendo all'opponente di ritirarsi e contrattaccare.


Fonti: kungfu.it
abcallenamento.it 

venerdì 22 maggio 2020

L'arte di restare in vita








Il Krav Maga è soprannominato "l'arte di restare in vita". Non si tratta dunque di un arte marziale, né un Kravers potrebbe avere la resistenza per sostenere lunghi incontri su un ring.
Poiché esso è basato sull'invalidare l'attaccante nel minor tempo possibile e laddove realizzabile con il minor sforzo fisico necessario, al fine di crearsi la via di fuga e sopravvivere a un'aggressione violenta in strada.
Nessun combattimento prolungato che potrebbe rivelarsi controproducente, nessun azione realizzabile solo da marzialisti con decenni di esperienza alle spalle. Occorre solo evadere, colpire e mettersi in salvo, e per farlo utilizza tecniche e movimenti semplici che fanno parte delle naturali reazioni istintive dell'essere umano. 

sabato 16 maggio 2020

Krav Maga e prevenzione






Il Kravers esperto riesce a chiudere qualunque scontro in un secondo, contro avversario disarmato, armato, contro coltello, bastone, pistola, fucile, mitragliatore, bazooka, cannone, lanciarazzi, carro armato, bomba atomica, Putin e chi più ne ha più ne metta (e chi non capisce l'ironia e si prende troppo sul serio cambi sito).
Tuttavia cercare di prevenire sarà sempre meglio che curare.




Spesso in ambito di difesa personale si sente proprio affermare "prevenire è meglio che curare".
Come già in più articoli spiegato, a meno che non abbiate fatto incazzare un boss mafioso, tendenzialmente l'aggressore medio è vigliacco nell'animo.
Egli tende ad accanirsi e aggredire la vittima su cui sente di poter prevaricare, di poter avere la meglio. Difficilmente un ladruncolo sceglierà di borseggiare un uomo alto due metri, massiccio e con sguardo cattivo. Opterà invece per la ragazza che torna a casa dal lavoro alla sera, stanca, che emana un velo di timore verso il prossimo e magari costretta a transitare lungo una stradina poco frequentata e illuminata.
Può anche darsi che il malvivente abbia studiato per diversi giorni il comportamento della vittima designata prima di passare all'azione.
Nel qual caso, come evitare che l'aggressione avvenga?
Iniziamo col dire che se un malvivente ha preso di mira un soggetto, lo assalirà a prescindere. Ciò che l'individuo può fare è soltanto cercare di ridurre le probabilità che ciò avvenga, mediante il proprio atteggiamento.
Un modo di fare che emana sicurezza e fiducia in sé stessi, una camminata decisa, uno sguardo forte, uniti ad alcune accortezze quali il non mostrare tentennamenti, non rifuggire (segno di paura) ma neppure fissare (segno di sfida) il proprio sguardo in quello di estranei, e mantenere i sensi costantemente all'erta e pronti a scattare per fuggire, parare/fuggire o parare/attaccare/fuggire, ridurrà considerevolmente le probabilità di essere assaliti, sia che voi siate l'energumeno prima descritto o meno.
Qualora l'aggressione avvenisse ugualmente, valutate le circostanze in un tempo compreso tra i 50 millesimi di secondo e un secondo (tempistiche che DEVONO FORZATAMENTE essere assimilate, poiché non potete pensare di difendervi e al contempo avere una capacità di ragionamento da moviola), si può decidere se è opportuna o meno una reazione. Tuttavia cercare di prevenire il male anziché ritrovarsi costretti a doverlo "curare" è già di per sé un ottima dimostrazione di difesa personale.
Ricordate sempre che tornare a casa senza essere stati aggrediti, soprattutto in determinati quartieri delle nostre città sempre maggiormente degradate, non è sinonimo di semplice fortuna ma anche di una difesa personale super efficace.
Avete vinto un combattimento sul sottile piano psicologico, senza nemmeno sollevare un dito contro il malvivente.
Discipline come il Krav Maga puntano molto anche su questo fattore, oltre che sul mero aspetto tecnico. Il Kravers esperto possiede fiducia in sé stesso poiché sa di essere in grado di poter chiudere uno scontro in un secondo, come è altresì in grado di discernere le situazioni e capire quando è necessario effettivamente reagire al fine di preservare la propria incolumità da quando invece una reazione rappresenta solo un inutile rischio per qualcosa che non vale quanto la vita, come un telefonino o un po di soldi.
Il Krav Maga aumenta la fiducia in sé stesso dell'individuo, la propria sicurezza e di conseguenza la qualità del suo stile di vita. 

giovedì 14 maggio 2020

Arte marziale tradizionale vs sport

"Le arti marziali tradizionali non potrebbero mai battere le MMA o una disciplina sportiva, ci sono incontri incrociati a testimoniarlo", si sente spesso dire.
Anzitutto non solo tale polemica rappresenta la più alta forma di sterilità mentale nel mondo marziale, ma come già detto altrove, sono le capacità individuali del singolo a fare la differenza, e non la disciplina in sé.
Detto ciò, è doveroso portare all'attenzione degli ultrà degli sport da contatto qualcosa che sembrano rifuggire, ossia tutte quelle volte in cui un maestro di una disciplina tradizionale è stato portato su un ring risultandone vincitore (come dimostrato dal video sottostante con protagonista un praticante di Kung Fu portato sul ring).
Questo non per gettare discredito su una disciplina piuttosto che un altra, ma per sottolineare ancora una volta come la grande differenza venga fatta dal praticante.

Video QUI

mercoledì 13 maggio 2020

Nanquan: il pugno del sud









Il termine Nánquán (letteralmente box del sud) indica l’insieme di stili delle arti marziali cinesi che si sono originati e sviluppati a sud del fiume Changjiang (Yangtze), che conobbe una grande diffusione intorno al 1960.

Il Nanquan moderno, è uno stile creato durante la grande rivoluzione culturale, derivato da alcuni degli stili più diffusi della regione del Guangdong, del Guangxi, del Fujian e dello Zhejiang fuse ad alcuni aspetti dei metodi di famiglie tradizionali come Hong, Li, Liu, Mo e Cai.

Il Nanquan è costruito su posizioni di gambe stabili  e basse dalle quali prende energia per potenti movimenti di braccia, gli spostamenti sono solidi e repentini ma allo stesso tempo agili, e  le rotazioni rapidissime della vita generano una serie di movimenti veloci e potenti, rispetto all’eleganza ed alla leziosità degli stili del Nord, esprime grande forza e vigore.

Nel Nanquan si trovano un numero basso di tecniche di calci, ma le combinazioni di braccia vengono usate per coprire tutte le zone del corpo e le possibilità di attacco e difesa, tanto che in Cina è popolare il detto Bei Tui, Nan Quan (Calci al Nord e pugni al Sud).

I concetti di attacco e difesa sono fusi così che i bloccaggi vengono effettuati in maniera tanto aggressiva da costituire essi stessi un attacco perché utilizzati come colpi.

Benché le posizioni siano basse e stabili, è richiesto un alto livello di mobilità e velocità, il Nanquan, in effetti, enfatizza potenza, velocità e stabilità.

Nel Nanquan, inoltre, è presente il concetto di urlo (fa sheng), che aiuta a generare potenza attraverso una potente espirazione forzata data dal grido.

Caratteristica che rende questo stile inconfondibile è lo svariato numero di tecniche di pugno diverse fra loro presenti all'interno dello stile e le posizioni in cui queste tecniche vengono eseguite:

Anche il Nánquán prevede l’utilizzo di molteplici armi, come la sciabola del Sud, il Nandao, ed il bastone del Sud, diverse dalle armi del Nord sia nell’aspetto sia nel maneggio e nell’esecuzione tecnica dei fondamentali; anche le armi sono incluse nelle forme prestabilite (taolu) durante le competizione ufficiali.

In particolare, riguardo al Nanquan, si dice che per gli stili del sud è essenziale tenere una posizione solida e rimanere sempre in equilibrio. Ciò probabilmente deriva dall'abitudine a combattere sulle barche e sul terreno fangoso e scivoloso delle zone paludose della Cina meridionale, fatto che ha condotto a uno sviluppo eccezionale dell'uso delle mani e delle braccia.
Questa è un'ottima sintesi di un ragionamento che spesso ritroviamo a giustificazione delle peculiarità degli Stili del Sud nei confronti di quelli del Nord. A livello linguistico segnaliamo che questa categoria geografica può essere anche definita Nanpai (南派, Scuola del Sud).







Nell'ambito del Wushu Moderno nel 1960 è stata codificata una sequenza chiamata Nanquan che deriva dagli stili del Sud della Cina, prevalentemente da stili famigliari dell'area di Canton quali Hongjiaquan, Lijiaquan, Mojiaquan e Caijiaquan ed anche da stili quali lo Yongchunquan ed il Cailifo. Questa sequenza alterna movimenti atletici a contrazioni muscolari, privilegiando sempre l'ancoramento al terreno e dando un'idea di forza. Ai movimenti sono coordinate delle emissioni vocali dette Fasheng (發聲T, 发声S, fāshēng P, Fa Sheng W, letteralmente " emettere un suono"). Ci sono sei tipi di suoni: Xi 嘻,He 喝, Hua 哗, Na 嗱,Nong 哝, Yi 嗌.
La forma è divisa in tre parti. Movimento di mani caratteristico di questa forma è il Guagaiquan (掛蓋拳T, 挂盖拳S, guàgàiquánP, Kua Kai Ch'uan W, letteralmente "pugno che scende proteggendo"), che è un pugno discendente, reso in cantonese Gwa Kup Kuen, solitamente seguito dal Paoquan (抛拳T, 抛拳S, pāoquánP, P'ao Ch'uan W, letteralmente " pugno lanciato "), reso in cantonese Pow Kuen.
Con il termine "pugno" si fa riferimento a qualunque tipologia di tecnica di mano, a dita serrate, a mano aperta, colpi di palmo, di taglio, col dorso ecc...
La peculiarità, come già spiegato, del Nanquan risiede nella sua capacità di saper deviare, intercettare, spostare con le mani qualunque attacco nemico con una tale rapidità e forza che la difesa diviene essa stessa una sequenza di colpi. 

giovedì 7 maggio 2020

Systema: l'arte marziale russa









Systema, in russo Система (il sistema), è un'arte marziale di origine russa praticata dai principali corpi dell'élite delle forze armate (GRU, Spetsnaz.). Una prima forma rudimentale di Systema veniva impiegata dai guerrieri bogatyr che, per fronteggiare le diverse invasioni dei popoli vicini, cercarono di realizzare uno stile di combattimento pratico ed efficace.
La diffusione di questo stile nel mondo si deve a Mikhail Ryabko e Vladimir Vasiliev, che hanno ridisegnato Systema in chiave moderna introducendo tecniche di tipo militare, conoscenze di biomeccanica e concetti di natura spirituale.

"Non ti puoi rilassare senza respirare, non puoi raggiungere una postura naturale senza rilassamento e dopo che si è riusciti a raggiungere una buona postura ci si può iniziare a muovere nello spazio correttamente". 

- Vladimir Vasiliev

Le sinergie su cui si forma questo stile di combattimento sono: abilità combattiva, corpo sano e stato psicologico.

L'abilità combattiva consiste nell'eseguire attacchi potenti e precisi, con particolare attenzione al respiro, all'economia dei movimenti e all'imprevidibilità dei movimenti. Il numero di tecniche è limitato a pochi ma efficaci colpi, leve e proiezioni che rendono l'azione del praticante dinamica e istintiva.

Il corpo deve essere privo di tensioni ed estremamente flessibile. Il rilassamento fisico è essenziale per percepire ogni singolo movimento dell'avversario e anticiparne le sue mosse. Quest'arte cerca di sfruttare la forza dell'avversario a proprio vantaggio tramite punti di pressione e colpi che utilizzano 6 leve del corpo (gomiti, ginocchia, collo, spalle e vita).

Lo stato psicologico rappresenta un cardine importante nel combattimento. Durante uno scontro è necessario saper domare i propri stati d'animo (come la paura, la rabbia, l'orgoglio), tenendo la mente libera da ogni influenza. Diversi sono gli esercizi di respirazione statici e dinamici utilizzati ridurre lo stress e rigenerare la mente.

Systema è tutto questo. Un set di concetti che hanno come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche, psicologiche e spirituali.





Fonte: QUI

lunedì 4 maggio 2020

Nippon Kempo: l'arte marziale tradizionale a contatto pieno








Masaru Muneomi Sawayama (1906-1977), il padre del Nippon Kempo, osservò che dal Judo erano stati aboliti movimenti rischiosi come tsuki (pugni) e keri (calci) e che il Karate si concentrava più sulle kata (forme) senza essere un vero e proprio combattimento.
Cominciò quindi a pensare a come ottenere un tipo di combattimento reale nel quale però non vi fossero pericoli. Il risultato della sua ricerca fu un tipo di combattimento corpo a corpo in cui la presenza di una protezione permetteva il mantenimento di tecniche (waza) come tsuki, keri, nage e gyaku.
Nel 1932 questo tipo di combattimento assunse il nome di Nippon Kempo, o Nippon Kenpo.
Nella lunga storia dei combattimenti a mani nude l’introduzione di una protezione per il corpo rappresentò una vera e propria svolta.
Nel 1936 ad Osaka, si tenne il primo torneo di Nippon Kempo fra gli studenti dell’Università Kansai e quelli dell’Università Kuansei Gakuin.
Nel 1953 Ryonosuke Mori, discepolo di Sawayama, favorì la diffusione del Nippon Kempo nella zona di Tokyo e attualmente il Giappone vanta, soprattutto nelle tre città principali (Osaka, Tokyo, Nagoya), la presenza di circa 100 università, 50 scuole superiori e più di 100 centri in cui si pratica questa disciplina.
Il Nippon Kempo è un’arte marziale che, nonostante la sua modernità, conserva lo spirito ed i valori delle antiche forme di combattimento dei samurai.
Il saluto (Rei), e’ parte fondamentale del Nippon Kempo ed è fatto ogni volta all’inizio e alla fine di tutte le lezioni, tutte le volte che si comincia o si finisce un esercizio o un kata ed è un’espressione di rispetto, cortesia, umiltà e educazione.
Non meno importante e’ un altro gesto, di antiche origini, ed e’ il Mokuso, la meditazione taciturna che ha luogo all’inizio e alla fine di ogni lezione ed ha il compito fondamentale di lasciare all’esterno del Dojo tutto ciò che potrebbe impedire una buona lezione.
Nel Dojo si entra scalzi dopo aver lasciato le proprie calzature in bell’ordine, disposte con la punta verso l’uscita; si passa la soglia con il piede sinistro entrando, col piede destro all’uscita, ed entrati si esegue il saluto con l’inchino. Questo ha la funzione di marcare il passaggio interiore da un’attitudine mentale ad un'altra, solo cosi’ si può imparare meglio.
Il Nippon Kempo e’ un’arte marziale composta da Kata (forme ben precise da esguire) e Kumite o Shiai (combattimento): e’ indispensabile praticare entrambe queste due cose per arrivare ad un livello accettabile di conoscenza.

Il sistema prevede lo studio di tecniche di percussione portate sia con gli arti inferiori che superiori (calci, ginocchiate, pugni e colpi a mano aperta); tecniche di proiezione mediate dallo judo e tecniche di leve articolari e tecniche indirizzate alla lotta.

Proprio per il suo realismo e per la sua efficacia il Nippon Kempo è praticato quale sistema di combattimento disarmato dai membri delle “Forze di Difesa del Giappone“.

Il Nippon Kempo è ad oggi l'arte marziale più completa esistente, prevedendo nei suoi insegnamenti e nella sua pratica tanto la difesa personale da strada, quanto l'antica tradizione marziale tradizionale e non ultimo il combattimento a contatto pieno in forma sportiva tanto da renderlo una disciplina capace di rivaleggiare dignitosamente con le MMA e il Muay Thai.

domenica 3 maggio 2020

Quando il Krav Maga funziona?








...e quanto in più funziona rispetto ad altre discipline?
Domanda spinosa. Partiamo col dire che non esiste una disciplina più valida di un altra poiché il 90% del lavoro lo fa il praticante.
Ma se parliamo di Krav Maga nello specifico, esso funziona nel momento stesso in cui, senza girarci troppo attorno, nell'individuo aggredito per strada si concretizza un fattore fondamentale: la voglia di sopravvivere.
A questo va aggiunto un fattore che invece deve essere intrinseco nel sistema stesso di Krav Maga che egli ha appreso, ossia la semplicità di applicazione.
È inutile apprendere tecniche complesse e coreografiche incapaci di adattarsi alla circostanza, all'ambiente e soprattutto all'individuo. Io devo essere SEMPRE in grado di poter usare una tecnica anche qualora abbia smesso di allenarla per dedicarmi magari ad altro, oppure anche quando l'avanzare dell'età mi impedirà di avere la prestanza, la forza e la prontezza di un 30enne. Anzi a dire il vero la forza nella difesa personale DEVE essere inutile. Non conta quanto forte colpisci, conta DOVE colpisci. Il Krav Maga deve mettere nelle condizioni di potersi difendere efficacemente da un aggressore più forte anche una ragazzina vittima di un tentativo di violenza sessuale o un soggetto diversamente abile. Perché l'autodifesa è un diritto inalienabile di tutti e non solo dei campioni da ring.
Chi insegna tecniche basate sul gioco di forza contro forza, o che divengono inapplicabili nel momento stesso in cui una tecnica smette di essere allenata, non sta insegnando Krav Maga, ma un accozzaglia (magari pure funzionale per chi si allena, poiché come detto è il praticante a fare la differenza) di tecniche pescate da terze arti.
Il Krav Maga deve essere semplice, di facile applicazione, se non lo è non è Krav ma altro, spacciato per tale per salassare il portafoglio di chi in materia non è ferrato.
Infine, come detto, la voglia di sopravvivere dell'individuo. Per quanto potente una tecnica non riuscirà mai se nel momento del pericolo vi peritate nell'aggressività. L'istinto di sopravvivenza, in un contesto di aggressione, è il vostro più grande alleato. Colpite, ma fatelo con decisione, colpite duro per crearvi lo spazio utile alla fuga dalla situazione di pericolo. Colpite per riabbracciare i vostri cari che vi aspettano a casa. 
Ricordatevi che la tecnica che fa miracoli non esiste, il miracolo dovete crearvelo da voi con un'irrefrenabile e smaniosa voglia di sopravvivere. A quel punto riuscirete a mettere fuori gioco un aggressore persino armati di un cuscino. Ma la voglia di uscire vivi da un contesto di pericolo deve partire da voi, non dalla tecnica.

venerdì 1 maggio 2020

Seido Kenpo Ryu










Il Seido Kenpo Ryu è un sistema di autodifesa. Nasce dagli studi approfonditi delle arti marziali tradizionali cinesi ed indiane con metodo di preparazione psicofisica scientifica e moderna. Vuole essere un ponte di unione tra oriente ed occidente.

Il metodo si compone di tre parti fondamentali:

1. il metodo Duro – calci, pugni, colpi a martello, colpi di taglio, schivate, deviazioni, parate, etc.

2. il metodo Morbido -svincoli, torsioni articolari, proiezioni, immobilizzazioni.

3. lo Studio dei punti vitali – provenienti dalla medicina orientale, sono dislocati lungo i meridiani del corpo umano. Essi hanno un doppio impiego all’interno della disciplina, nell’autodifesa e nel miglioramento della salute.



Fonte: QUI

giovedì 30 aprile 2020

Lo stile del serpente






Il serpente è temuto come  uno degli animali più insidiosi del pianeta, considerando quanto possono essere mortali rispetto alla loro dimensione. È un animale dalla natura terricola, tuttavia in qualche modo spirituale, a ciò si deve il relativo carattere misterioso. Il serpente è stato definito come il guardiano dei draghi.

Dentro di loro la natura ha bilanciato caratteristiche di velocità e mimetica tanto da far sembrare i suoi attacchi arrivare dal nulla. Lo "stile del serpente" di Shaolin ha cercato di cogliere queste caratteristiche particolari e applicarle sulle tecniche da portare all'avversario, infatti i colpi sono sempre orientati verso obbiettivi vulnerabili tipo occhi, gola e inguine.

Lo stile del serpente pone un particolare accento sul fluire del Ch’i, l’energia interiore che tutti possediamo ma che spesso non riusciamo a far fluire nel modo corretto attraverso il nostro corpo e la nostra mente. Questo stile incrementa la concentrazione e la capacità di “ascoltare” la proprio energia interiore con il conseguente benefico effetto di accrescere il proprio Ch’i.

Le movenze del Serpente sono infatti studiate per sviluppare il temperamento e la resistenza. La respirazione è lenta, profonda, morbida e armoniosa. I movimenti sono fluidi e flessuosi con enfasi sulle dita che rappresentano la lingua del rettile.

I movimenti del serpente non sono mai limitati alle sole braccia, ma coinvolgono tutto il corpo. Non ci sono interruzioni o “punti spenti” lungo la catena di movimento dai piedi alle mani. Per portare a termine questa tecnica il praticante dovrà essere estremamente flessibile nelle articolazioni, specialmente nelle anche, nei polsi, nella spina dorsale e nelle spalle.









Questo sistema ha movimenti circolari ed in linea, alzandosi ed abbassandosi sinuosamente durante gli attacchi e le parate. Non sono rari movimenti quasi radenti al suolo, ed è previsto il combattimento a terra. Il serpente si comporta come una molla che si carica e poi scatta. Le braccia sono spesso allungate e lavorano su linee strette. I colpi sono portati sia a mano aperta, di punta, sia con le sole dita stese o serrate, cercando parti molli o temporaneamente vulnerabili in cui poter sfondare e penetrare.

Le tecniche di attacco del Serpente sono caratterizzate da una grande velocità e da repentini cambi di direzione, le parate fluide si trasformano spesso in attacchi decisivi sui punti vitali, mentre poi con la fluidità dei suoi movimenti,  il corpo riesce a sviluppare delle rotazioni incredibili sia negli attacchi che nelle difese. Le movenze del serpente alle quali il praticante si avvicina si manifestano nel: vibrare, l’avvitarsi, l’allungarsi e ritirarsi, mentre le tecniche con le mani assumono le tre principali caratteristiche: mulinare, forare e morsicare. Per impadronirsi del serpente bisogna far coincidere perfettamente le gambe con il busto, la forza usata sarà quella elastica mentre particolare attenzione si dovrà avere nel bilanciare l’esercizio interno con quello esterno, ecco perché l’arte del serpente ai più risulta una delle più complesse e raffinate tecniche di difesa personale.

Le tecniche del serpente essendo molto pericolose vengono usate solamente in caso di vera minaccia. , la regola base del serpente è neutralizzare un avversario col minimo sforzo e il minimo rischio per se stessi.

Lo stile del serpente in ultima analisi stimola il praticante ad esercitare l’abilità e la resistenza ritmica. Arrotolandosi sull’avversario o strisciando al suolo, alternando rapidi attacchi a sinuose schivate, si comprende l’importanza di un tipo di movimento compatto ma elastico, laddove il lavoro dei muscoli in un punto del corpo si ripercuote su tutto il resto senza soluzione di continuità. Questo tipo di lavoro non può che accrescere la concentrazione rilassata e un buon ascolto del fluire della propria energia interiore.


Fonte: QUI

mercoledì 29 aprile 2020

Kenpo Atemijutsu










Atemi Jutsu è uno stile di Kenpo nato nato nel V secolo d.C.
La tecnica insegna a colpire in aree vitali chiave del corpo, comprese le terminazioni nervose, le arterie che corrono vicino alle ossa, gli organi, le articolazioni vulnerabili come gomiti e ginocchia, dita, polsi e regioni sensibili come occhi, orecchie e gola. Usando ogni sorta di colpo a mani aperte, vengono impiegate braccia, gomiti, piedi o ginocchia, anche usando oggetti quotidiani come chiavi, penne e giornali.
Si basa su reazioni naturali del corpo in caso di pericolo.
Kenpo Atemi Jutsu fu sviluppato in Asia migliaia di anni fa e fu sviluppato per combattere gli avversari in armatura; gli attacchi dovevano penetrare i punti deboli di un'armatura, che rispecchiava la muscolatura umana.













Il Kenpo Atemi Jutsu insegna come manipolare un avversario affinché i punti deboli del corpo siano raggiungibili dagli attacchi, in modo che i colpi possano essere devastanti.
Va notato che nella sua forma più pura 'Atemi' si basa sull'attaccare con precisione e profondità di tocco le aree bersaglio più piccole del corpo (punti di pressione). Rendendolo un'abilità altamente raffinata e complessa da imparare, che richiede ai professionisti di perfezionarsi per molti anni.









In generale, l'uso di Atemi da parte del Kenpo Atemi Jutsu non è così raffinato, poiché la maggior parte delle persone che si allenano in questa arte usano principalmente colpi mirati a obiettivi più grandi e ovvi, rendendo così più facile raggiungere uno di questi nella concitazione della battaglia "piuttosto che colpire o utilizzare con precisione un" punto di pressione ", non necessariamente migliore, ma un'alternativa più semplice. 

Fanziquan










Il Fanziquan (翻子拳) è uno stile di arti marziali cinesi diffuso nel nord. Il Fanziquan è menzionato nel Jixiao Xinshu, però con il nome Bashanfan (八闪翻), nome originale dello stile. Esso è anche chiamato Fanquan (翻拳). La mescolanza con altri stili che ha fortemente caratterizzato questa scuola, ne rende difficile una descrizione univoca e spesso porta confusione sulle sue origini storiche.

Yang Xiaojun riporta che secondo una tradizione orale questo stile sarebbe stato creato da Yue Fei, ma Wu Bin, Li Xingdong e Yu Gongbao, ricordano che non ci sono documenti storici che supportano questa idea.


Secondo l'enciclopedia telematica dell'Istituto Confucio esso sarebbe stato trasmesso nel clan Duan (段氏) nell'area amministrativa di Gaoyang (高阳) in Hebei da un certo Han Luma (韩禄马). In seguito i maestri Hu Fengsan (胡奉三), Hao Hexiang (郝鹤翔) e Cheng Qingchun lo arricchirono di tecniche provenienti da altri stili, in particolare Chuojiao. Carmona afferma che lo stile attuale è stato tramandato dai famosi fratelli Ma Fengtu (马风图, 1888-1973) e Ma Yingtu, esperti anche di Tongbeiquan.

Il Fanziquan è uno stile "esterno", ossia predilige gli attacchi impetuosi, in contrapposizione agli stili detti "interni" basati essenzialmente sull'aspetto difensivo e attendista del combattimento.

I Taolu (tecniche) più famosi di questo stile sono: Zhan zhuang fan (站桩翻); Cuiba fan (萃八翻); Jianzong fan (健中翻).

Questo ristretto numero di forme, rispetto ad altre arti marziali tradizionali le quali sono composte da centinaia di Taolu, rende il Fanziquan uno stile di rapido apprendimento.
Occorre altresì esercizio costante in tali tecniche e movimenti al fine di riuscire a padroneggiarli al meglio e renderli parte integrante delle proprie azioni naturali.

lunedì 27 aprile 2020

Kyusho: l'arte dei punti di pressione











Il Kyusho (più propriamente detta kyūsho jutsu) è un'arte marziale che focalizza l'attenzione sui punti di pressione del corpo umano. Il maestro George Dillman - dato l'approccio della disciplina incentrato su tali punti di pressione - la ritiene "vicina" al karate e al Dim Mak, stile ormai andato perduto nei sistemi moderni.

I punti di pressione, anticamente studiati dall'agopuntura cinese, possono recare grandi benefici all'intero organismo umano se stimolati secondo tempi e modalità molto precise. Parimenti, altri punti di pressione, possono veicolare effetti negativi anche molto significativi sul corpo di chi subisce l'attacco.

I professionisti di Kyusho-jitsu sostengono che occorra tempo e disciplina per acquisire un'adeguata padronanza dei fattori quali l'angolatura, la direzione e la forza con cui i punti di pressione vanno attaccati. L'azione sinergica di questi fattori può sortire effetti sorprendenti anche con l'impiego di forza di modesta entità.

Il Kyusho concentra la propria azione sui medesimi meridiani e punti di pressione utilizzati nella lunga tradizione dell'agopuntura cinese. Il primo livello di addestramento di kyusho è dedicato alla cura e a far rinvenire colpendo i punti di pressione correlati ai nervi e agli organi del corpo. Per molti secoli è stato considerato uno di più alti segreti nelle arti marziali.

Molti dei punti insegnati coincidono con i punti strutturalmente deboli del corpo umano.




Il Kyusho oggi non è insegnato unicamente come disciplina a se stante, ma è tramandato anche nei gradi più avanzati di diverse discipline marziali.
Esso può "dare il turbo" per così dire a qualunque tecnica di autodifesa indipendentemente dalla disciplina da cui essa deriva e anzi, spesse volte la sola conoscenza dei punti di pressione senza una buona tecnica di parate, schivate o di attacco, risulta nulla.



Fonte: Qui